La cattura di Saddam

Saddam Hussein e' stato catturato all'alba mentre dormiva in una cantina di un'abitazione di Tikrit, sua citta' natale, in un blitz congiunto delle forze americane e dei pershmerga curdi. Il deposto dittatore e' stato catturato senza sparare un colpo e senza fare feriti. Le forze americane hanno catturato in un rastrellamento nella citta' durante la notte un certo numero di ricercati a Tikrit, tra cui l'ex presidente iracheno. L'identità' delle persone catturate e' stata poi verificata e dopo l'esame del dna e delle cicatrici di uno degli arrestati si e' arrivati alla conferma ufficiale che si trattasse del rais. Le unità che hanno catturato Saddam Hussin a Tikrit sono le stesse che erano riuscite ad arrestare in agosto il vicepresidente iracheno Taha Yassin Ramadan a Mossul, ha riferito un alto responsabile dell'Unione patriottica del Kurdistan (Puk). Intanto la popolazione curda di Sulemanya, feudo di Jalal Talabani, leader del Puk, sta festeggiando la cattura di Saddam con musica in piazza. Tikrit, feudo di Saddam Hussein, conta ancora diversi sostenitori del deposto presidente sulla cui testa le forze americane hanno messo una taglia da 25 milioni di dollari. Il presidente George W. Bush e' stato informato, già ieri sera, dal segretario alla difesa Donald Rumsfeld della presunta cattura di Saddam Hussein. Dopo Saddam: l’autogoverno del popolo iracheno La drammatica sequenza di attentati conferma il fatto che, anche dopo l’arresto di Saddam, la guerriglia continua a tirare colpi micidiali. Solo uno sprovveduto può ritenere che un uomo ridotto nelle condizioni penose in cui è stato trovato potesse progettare e dirigere azioni così clamorose e micidiali. Certo, non conosciamo il quadro reale delle forze in campo nella confusa situazione dell’Iraq occupato, tuttavia non era difficile prevederne gli attuali, tragici sviluppi.
E’ davvero stupefacente assistere alla perdurante inefficienza dei servizi segreti più agguerriti del mondo, dotati di sistemi informativi e di mezzi sofisticatissimi, i quali non riescono a prevenire nulla (dall’attentato dell’11 settembre alle torri gemelle a quello di Nassirya e ai tanti altri che si verificano quotidianamente) e soprattutto ad arrestare, senza l’incentivo di cospicue taglie, gli strateghi e i responsabili dei vari gruppi operativi. Così come non si capisce cosa stiano facendo i famosi e super pagati analisti della Casa bianca, del Pentagono, della Cia e dei vari Paesi della coalizione; quali analisi stiano fornendo ai governi committenti visto che li stanno spingendo verso le sabbie mobili di una guerriglia atipica, condotta con metodi terroristici e sulla base di una forte motivazione religiosa e patriottica, che potrebbe addirittura sfociare in una guerra civile e quindi infiammare l’Iraq e le aree contigue. Tutto ciò è strano, molto strano, inspiegabile, in base ad una normale logica politica. Sorge, perfino, il dubbio che, forse, i responsabili politici desiderino far degenerare ed allargare il conflitto. Per quali obiettivi? Forse per legittimare la “guerra di civiltà” già preventivata dai fondamentalisti d’Occidente e d’Oriente? Mai la politica dei grandi Paesi democratici si è mostrata così avventata come, oggi, in Iraq.
Perciò, l’Europa e l’Italia non dovrebbero farsi trascinare in questa pericolosa avventura. Anzi, devono reclamare, con più forza e unità, la fine dell’occupazione militare straniera dell’Iraq e l’affidamento all’Onu della responsabilità della transizione, verso un governo nazionale e democratico, espressione della volontà di rinascita degli elettori iracheni. Opinionisti arabi e palestinesi di fronte alla caduta di Saddam.
Per piu' di dieci anni Saddam Hussein e' stato un eroe indiscusso per la maggioranza dei palestinesi, i quali senza alcuna ironia lo dipingevano come uno dei piu' grandi leader arabi dei nostri tempi. Ma il repentino collasso del suo regime sta spingendo molti a cambiare opinione e ad ammettere in conclusione che il loro campione di un tempo non era altro che un dittatore corrotto e spietato, responsabile della morte di centinaia di migliaia di iracheni e della distruzione del suo stesso paese. Da quando Bagdad e' caduta, molti palestinesi si stanno unendo al crescente coro di scrittori, intellettuali e politici arabi che sostengono che altri dittatori arabi dovrebbero trarre insegnamento dalla caduta di Saddam.
La guerra in Iraq sta rafforzando le correnti riformatrici arabe e palestinesi, convinte che sia giunta l'ora di un vero cambiamento nel mondo arabo. Il cambiamento, dicono, dovrebbe iniziare con lo sbarazzarsi dei despoti arabi e dei loro regimi corrotti. Per dirla con le parole di un commentatore palestinese, "e' tempo che il mondo arabo volti la pagina della repressione". Nuove voci che si levano mentre in Cisgiordania e nella striscia di Gaza continuano le manifestazioni di sostegno a Saddam, ma dopo la caduta del regime iracheno anche queste manifestazioni sono sempre meno. Il cambiamento appare evidente nel modo in cui i mass-media palestinesi si occupano della guerra da quando il regime di Saddam Hussein e' crollato.
I giornali hanno iniziato a pubblicare immagini di marines americani nei sontuosi palazzi di Saddam e dei suoi figli, accanto a immagini di ex detenuti iracheni con i gravi segni delle torture sui loro corpi. I giornali sono ora pieni di articoli in cui si dice che presidenti, emiri e monarchi arabi devono cambiare il loro modo di governare se non vogliono fare la stessa fine di Saddam. Molti scrittori parlano della necessità di piu' democrazia e diritti umani nel loro paese. Ciò nondimeno finora i commentatori sono stati attenti a non includere il presidente dell'Autorità' Palestinese Yasser Arafat nell'elenco dei dittatori arabi corrotti che dovrebbero farsi da parte, anche se alcuni lasciano intendere che anche lui, in effetti, dovrebbe imparare la lezione.
"I nostri fratelli arabi vogliono sbarazzarsi dei regimi tirannici e di coloro che si appropriano delle loro risorse - dice Fuad Abu Hijleh, un autorevole editorialista palestinese - Gli arabi erano tristi per la caduta di Bagdad. Ma questo sentimento e' svanito alla vista dei cittadini iracheni che davano l'assalto alle stazioni di polizia e alle buie camere di tortura dove molta gente aveva trovato la morte. Credo che i consiglieri per la sicurezza di tutti i regimi arabi abbiano visto quelle sequenze e abbiano capito che i popoli arabi disprezzano l'istituto della tortura. Noi speriamo che i regimi arabi abbiano appreso la lezione e vogliano ora chiudere i loro apparati repressivi". Hafez al-Barghouti, direttore del quotidiano Al-Hayat al-Jadeeda, ha lanciato un sarcastico attacco senza precedenti contro Saddam e altri dittatori arabi, dicendo che nessuno verserà una lacrima se finiranno nel mirino degli americani. "Non piangeremo per regimi arabi che non riconoscono alle loro popolazioni nessuna libertà, a parte la libertà di gridare slogan - scrive - Nessun arabo piangerà per il suo leader perché Washington non potrà mai rubare piu' di ciò che quel leader ha già rubato alla sua gente. Ne' gli Stati Uniti umilieranno gli arabi piu' di quanto essi siano già stati umiliati dai loro leader". "I regimi arabi - scrive Amin Makboul, importante esponente di Fatah in Cisgiordania - non hanno credibilità.
Per affrontare le sfide dall'esterno, i leader arabi dovrebbero dare ai loro popoli libertà e democrazia".
Un altro attivista di primo piano di Fatah, Taisir Nasrallah, si dice convinto che la guerra in Iraq avrà un impatto negativo sul generale ordine arabo e islamico. "L'intero ordine arabo ha urgente bisogno di essere ristrutturato - scrive - Ciò che e' accaduto a Bagdad dimostra che l'ordine arabo sta morendo".
Il parlamentare palestinese Muawiyah al-Masri dice che il profondo divario fra il regime di Saddam e il popolo iracheno e' una delle principali ragioni che spiegano ciò che e' successo a Bagdad.
"Ciò che occorre adesso - dice - e' la democratizzazione del mondo arabo, conformemente ai desideri e alle aspirazioni delle masse arabe e non solo come risultato della pressione americana". Un giornalista palestinese di Nablus dice che l'atteggiamento verso Saddam ha iniziato a cambiare quando i palestinesi hanno visto sui canali televisivi arabi tutti quei palazzi che egli aveva costruito per se e i suoi accoliti, mentre la sua popolazione moriva di fame. E aggiunge che molta gente di Nablus e' convinta che Saddam abbia salvato la propria vita e quella dei suoi due figli al prezzo di tradire il suo popolo. "La gente e' infuriata con Saddam perché non si erano resi conto che fosse un tale dittatore - conclude il giornalista palestinese - Io stesso avrei voglia di prendere a scarpate sulla testa tutti i capi arabi".